Gabriele Mandel Khan, Vicario Generale per l’Italia della Confraternita Jerrahi-Halveti, è pittore, medico psicoanalista, docente universitario e autore di oltre 200 volumi pubblicati dai
maggiori editori italiani e stranieri.
E’ considerato una delle personalità più significative del Sufismo a livello internazionale. La sua versione con commenti del Corano ha conseguito l’Alto Patronato dell’Unesco.
Ha tradotto in italiano e giapponese la grande opera poetica di Jalâl âlDîn Rûmî, il Mathnawî Commendatore al Merito della Repubblica italiana, ha avuto onoreficenze in Turchia, Francia, Giordania, Egitto.
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essere umano
dal 17 al 20 marzo 2006 | Spazio Oberdan e Teatro Del Verme
LE TRACCE DELL’UOMO: MEMORIE, RICORDI E NARRAZIONI
Venerdì 17 marzo – Spazio Oberdan
Modera:
Armando Torno, Editorialista
Filippo Penati, Presidente della Provincia di Milano
Daniela Benelli, Assessore alla cultura, culture e integrazione
Fulvio Papi, Università di Pavia
Le figure della memoria: Gloria e dissipazione
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Dal 4 novembre al 5 novembre 1988 | Villa Comunale – Via Palestro – Milano
La metropoli moderna è la sede privilegiata dove si gioca il futuro dell’umanità, in essa si confrontano e convivono interessi economici e produttivi, culture storiche e non, esperienze soggettive e relazionali molto articolate. La questione ecologica assume, in questo contesto, una valenza culturale di grande respiro e, lungi dall’essere relegabile in un’istanza minoritaria, diventa momento critico decisivo delle forme e finalità dello sviluppo contemporaneo.
La nostra comune vicenda non appare infatti risolvibile unicamente con una migliore politica regolamentativa, se a questa non si accompagna una crescita qualitativa del pensiero e della singola coscienza.
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Il 27 Marzo 1992 | Società Scientifica Socrea | Palazzo Visconti Via Cino del Duca 8 Milano
“… Non vide più il volto del suo amico Siddharta, vedeva invece altri volti, molti, una lunga fila, un fiume di volti, centinaia, migliaia di volti, che tutti venivano e passavano, ma pure apparivano anche tutti insieme, e tutti si mutavano e rinnovavano continuamente, eppure erano tutti Siddharta. Vide il volto d’un pesce, d’un carpio, con la bocca spalancata in un dolore infinito, un pesce in agonia, con gli occhi che scoppiavano – vide il volto d’un bimbo appena nato, rosso e pieno di rughe, contratto nel pianto – vide il volto d’un assassino, e vide costui piantare un coltello nella pancia d’un uomo -vide i corpi d’uomini e donne nudi, negli atti e nella lotta di frenetico amore – vide teste d’animali, di cinghiali, di coccodrilli, d’elefanti, di tori, d’uccelli – vide dèi, vide Krishna, vide Agni – vide queste immagini e questi volti mescolati in mille reciproci rapporti, ognuno aiutare gli altri, amarli, odiarli, distruggerli, rigenerarli…”
Siddharta