Il mio lavoro si può condensare in tre parole: etica, memoria e spiritualità.

Mi interessa occuparmi delle linee di tendenza della società contemporanea e, con la stessa intensità, dell’interiorità della persona, con la sua dimensione affettiva e spirituale.
Il mio lavoro è ideare convegni multidisciplinari nei quali approfondire, nella loro complessità, temi culturali e sociali.
Oppure realizzare interviste video a personalità significative del mondo culturale e produttivo che tengano insieme qualità espressiva e profondità della riflessione.

Il fil rouge di questi progetti è la ricerca di senso, con i suoi risvolti sociali e con quelli interiori.

Sabato 7 maggio | Circolo della stampa | Corso Venezia, 16 – Milano

Con la partecipazione:
Fiorella Ghilardotti Presidente Regione Lombardia

Presiede:
Fulvio Papi Università di Pavia

Silvia Vegetti Finzi Università di Pavia
Musatti: una vita per la psicoanalisi

Rodolfo Reichmann Psicoterapeuta
Musatti e il cinema

Marcello Cesa Bianchi Università degli Studi di Milano
Musatti della psicologia sperimentale

David Meghnagi Psicoanalista
Musatti e l’umorismo

Enzo Funari Università degli Studi di Milano
Il pensiero di Musatti tra sogno e ragione
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Dal 25 al 26 novembre 1988 | Centro Congressi Cariplo – Via Romagnosi, 6 – Milano

Il mal-essere e la solitudine sono due condizioni ineliminabili dell’esistenza dell’uomo, anche se la moderna cultura efficienti-sta tende a dimenticarle e a tacerle.
Se essa ne parla, ne sottolinea prevalentemente il versante che appare negativo, per avere così la giustificazione di rituffarsi subito nell’attivismo più sfrenato e, spesso, senza più scopi. Si intende suggerire, invece, di rivalorizzare questi stati esistenziali, considerandoli nella loro qualità di momenti crìtici e topici di una vita; momenti in cui, proprio a partire dalla difficoltà e sofferenza presenti, è possibile si rivelino alcuni valori e ragioni radicali.
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{ Categoria: Convegni, Umanesimo | Tags: | 0 commenti }

Dal 22 al 23 marzo

L’epoca contemporanea è caratterizzata dall’incessante innovazione tecnologica e produttiva, innovazione che si riflette anche nel campo della comunicazione e dei consumi culturali.
Il tempo della metropoli moderna è un tempo accelerato, frammentario, riferito come è al mutamento e alla molteplicità dei ruoli sociali e individuali.
Il libro è stato, d’altra parte, tradizionalmente correlato ad una condizione di riflessione, calma, pausa personale.
La lettura rimane ancora oggi uno degli ultimi luoghi di una solitudine difficile da ritrovare in mezzo alla grande quantità di messaggi e strumenti di comunicazione presenti nella metropoli.
Ma esiste una questione a monte dell’accesso a questo specifico consumo culturale, una questione che è già significativa e che in linea di tendenza può diventare un elemento di radicale importanza.
Questo problema è, appunto, il rapporto tra tempo e lettura.
Come si incontrano o più facilmente si scontrano le necessità di tranquillità, di spazio adeguato, di solitudine del leggere e il ritmo di vita del possibile lettore? Quanto incide questo confronto critico nella decisione di non leggere? Quale è il tempo dedicato ad una scelta non casuale del libro?
E ancora, come si trasforma la qualità e profondità della lettura, spesso compressa da altri impegni e quindi resa, giocoforza, superficiale e affrettata?
Proprio per la sua precarietà e scarsità il momento del leggere diventa così un elemento simbolico di grande rilevanza e uno strumento-chiave per la singola persona e per il suo equilibrio interiore.
Di fronte a questa scarsità e ai grandi cambiamenti che saranno indotti dalle nuove tecnologie – in quanto a possibili nuovi spazi di tempo liberato -, il libro e il leggere si collocano perciò come opzioni affatto risolte né superate, ma con il loro contenuto peculiare intatto, se non avvalorato dall’eccesso dell’immagine.
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Il 27 Marzo 1992 | Società Scientifica Socrea | Palazzo Visconti Via Cino del Duca 8 Milano

“… Non vide più il volto del suo amico Siddharta, vedeva invece altri volti, molti, una lunga fila, un fiume di volti, centinaia, migliaia di volti, che tutti venivano e passavano, ma pure apparivano anche tutti insieme, e tutti si mutavano e rinnovavano continuamente, eppure erano tutti Siddharta. Vide il volto d’un pesce, d’un carpio, con la bocca spalancata in un dolore infinito, un pesce in agonia, con gli occhi che scoppiavano – vide il volto d’un bimbo appena nato, rosso e pieno di rughe, contratto nel pianto – vide il volto d’un assassino, e vide costui piantare un coltello nella pancia d’un uomo -vide i corpi d’uomini e donne nudi, negli atti e nella lotta di frenetico amore – vide teste d’animali, di cinghiali, di coccodrilli, d’elefanti, di tori, d’uccelli – vide dèi, vide Krishna, vide Agni – vide queste immagini e questi volti mescolati in mille reciproci rapporti, ognuno aiutare gli altri, amarli, odiarli, distruggerli, rigenerarli…”

Siddharta

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